lunedì 29 novembre 2010

Angelo Branduardi nel XXI° secolo: una sfida alla disuguaglianza sociale. (Un intervento di Giulio Tremonti)



Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò
E venne il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto,
che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne l'acqua che spense il fuoco che bruciò il bastone che picchiò il cane
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il toro, che bevve l'acqua, che spense il fuoco,
che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il macellaio, che uccise il toro, che bevve l'acqua,
che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E l'angelo della morte, sul macellaio, che uccise il toro, che bevve l'acqua,
che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E infine il Signore, sull'angelo della morte, sul macellaio,
che uccise il toro, che bevve l'acqua, che spense il fuoco,
che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto,
che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò



Una sorpresa per tutti i lettori di questo blog: il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti ci spiega il capolavoro di Angelo Branduardi "La fiera dell'est".

(testo non rivisto dall'autore)


Cari amici, cari colleghi, l'economia è un bene che riguarda tutti, e anche se non è un bene fisico, è come se lo fosse, altrimenti non mi torna la frase, e quindi siamo tutti colleghi. Qui parliamo di musica, ma siamo tutti colleghi, credo. Io credo che in tempi di insicurezza, non solo monetaria, come questi, insicurezza che accomuna tutte le categorie sociali, siamo tutti colleghi, infatti, credo che non sia opportuno cercare lo scontro quando non ve ne è bisogno, e si spera che non ve ne sia mai bisogno. Dicevamo: il sostrato economico della musica, la musica come economia. Diceva Pitagora La musica regola l'armonia dell'universo, io dico E' vero, ma anche che noi che ci occupiamo di flussi di scambio e debiti pubblici e privati, cerchiamo, e spesso, e non credo di commettere eresie nel dirlo, spesso ci riusciamo, cerchiamo nel nostro piccolo di portare equilibrio, cioé armonia, sul nostro pianeta, nelle dovute proporzioni, nell'universo. Cercherò di spiegarmi con parole semplici, che quando parlo e mi riascolto, poi non capisco molto quello che dico, e le mie parole sono dettate dall'esperienza di chi ha provato e riprovato, e quindi di chi sa e può dire di sapere. La conoscenza deriva dall'esperienza, non è un male ripeterlo.
Prima di passare allo specifico, al tema di Branduardi, una concessione che ci riporta all'infanzia, e al tempo stesso, ci riporta all'infanzia, e al futuro, in termini di previsione degli eventi che accadranno, o che potrebbero accadere ma forse non accadranno mai. Siamo noi economisti, per usare una brutta parola di facile comprensione, come gli extraterrestri di "Incontri ravvicinati dal terzo tipo", film di Spielberg del'77, che per comunicare con l'uomo, con gli americani di Carter, democratici, usavano la musica come linguaggio universale. Qui non ci interessa il messaggio politico, sugli eventi dell'Iran che di lì a poco sarebbero sfociati in una paralisi di cui ancora oggi avvertiamo gli effetti. Ci interessa questo discorso sulla musica come matrice universale, in grado di accomunare creature così diverse come l'uomo e gli alieni. Allo stesso modo, chi prova ad interpetrare le regole monetarie ed economiche, spesso molto diverse da Paese a Paese, non fa altro che cercare una matrice comune che permetta ai lavoratori dipendenti, agli autonomi, agli operai, di coesistere e cooperare per il bene comune, da cui ognuno trarrà i propri frutti. Poi magari questo non accade, è vero, ma tentare è sempre meglio che rimanere inerti e che le cose scivolino da sé. L'importante non è vincere, ma partecipare.
La fiera dell'est. Ringrazio chi mi ha dato l'opportunità di parlare di questa canzone, canzone molto bella e soprattutto molto orecchiabile, con questa sua ripetitività dal sapore quasi martellante. Si tratta di, gli inglesi dicono martellance, noi possiamo dire martellanza, di una martellanza dal sapore che non si può non definire armoniosa. Si può non definirla armoniosa, certo, ma bisognerebbe dimostrarlo, e a me preme sottolineare il contrario. E' una canzone armoniosa perché c'ha dentro di sé forti connotati mistici o religiosi, vedi l'angelo o il Signore, è vero, ma è una canzone molto semplice, che è facile da memorizzare. La riprova è che il curatore del blog ove questo intervento sarà pubblicato, se la ricorda tutta. Ed è una persona di solito molto sbadata.
Il tema della canzone. Tema molto semplice, ma che vedremo nascondere significati molto complessi, su cui da tempo gli esperti di tutto il mondo stanno lavorando. Anche il Governo della Repubblica vi ha investito tempo e denaro, se nessuno lo sapeva è perché all'epoca non ritenevamo utile pubblicizzarlo ai cittadini, visti anche i risultati ancora incerti. Tema molto semplice, lo ripetiamo perché ci sarà utile in seguito: c'é un topo che viene mangiato dal gatto, che viene morso dal cane, che viene picchiato dal pastore, che viene bruciato, il fuoco viene spento dall'acqua che viene bevuta dal toro, il toro viene macellato e il macellaio ucciso dall'angelo della morte. L'angelo della morte viene punito dal Signore, non viene detto quale, ma è facilmente intuibile. Cos'hanno in comune tutte queste, tutti questi fatti esecrabili, poco piacevoli? Perché ognuno di questi episodi si conclude con la peggiore delle punizioni, la morte? Tutto parte con un padre, il padre di Branduardi, il padre di tutti i cittadini, il padre che va al mercato a comprare un topo, e lo compra per due soldi. Un gesto probabilmente azzardato, visto che poi muoiono tutti; come è stato possibile tutto questo? Al mondo accadono quotidianamente tante cose strane, bizzarre, del resto se le cose fossero sempre normali non avremmo avuto due guerre mondiali, forse ci annoieremmo anche un pochino. Il nodo della questione è: il topo costava troppo poco. La svalutazione economica porta, oltre ad influire pesantemente sui mercati internazionali, porta alla svalutazione sociale. Un topo costa solo due soldi, ma chi lo decide? Lo decide il mercato? Sì, il mercato come luogo fisico, la fiera dove va il padre di Branduardi. Io dico: tu costi due soldi, tu ti offendi, Perché due soldi e non tre, chi lo decide? Allo stesso modo, il topo può sentirsi svalutato della sua condizione.
Il topo è un essere vivente, come me, come voi, come chiunque respiri ossigeno e rilasci anidride carbonica. L'essere vivente, se si sente svalutato, si deprime. Chi si deprime, lo descrive molto bene Duilio Lamprota nel suo libro "Il depresso come avarìa del motore del progresso sociale", che mi permetto di consigliare a tutti, di leggerlo, dice molto bene questa cosa, cioé che chi si sente svalutato, depresso, è compensato da qualcuno che svaluta, che fa deprimere. Chi si occupa di queste faccende è concorde nel dire una cosa, che l'animalità, se presa in piccole dosi, fa muovere il mercato dell'economia, ma troppa ferinità non va bene. Ci vantiamo dei progressi fatti nei secoli in tema di autocontrollo, continuiamo a vantarcene.
Secondo punto, l'influenza sui mercati internazionali. Quindi tutti muoiono perché il topo si sente svalutato come essere vivente, verrebbe da dire 'umano', muoiono perché si sentono svalutati e sono più sensibili alla ferinità altrui, e al Signore non piace la ferinità, altro aspetto da sottolineare. E poi c'é l'altra svalutazione, quella monetaria, che influenza i mercati europei, e non solo europei. Anche Stati Uniti e Cina sono interessati a questo ragionamento, ma non solo Stati Uniti e Cina, anche la Russia e l'India non sono indifferenti. E questo spiega perché la Fiera di Branduardi è dell'est. Ma torniamo al punto. E' un'importante passo avanti che stiamo portando, con il Governo, con la Confindustria, con i sindacati, un progetto in comune con i colleghi turcomanni, questo progetto che abbiamo chiamato Dottrina del Topo, come omaggio alla canzone di Branduardi oggi in esame. Non mi dilungherò nello specifico, altrimenti quando mi riascolto non mi capisco, dirò soltanto che ruota intorno a tre parole chiave: topo, finanza autogestita, solidarietà sociale.
Topo. Il bene di prima necessità non deve sentirsi svalutato, altrimenti cade in depressione e l'economia si irrigidisce su sé stessa, provocando disparità.
Finanza autogestita. Per effetto di ciò, chi acquista il bene di prima necessità dà maggior valore monetario al bene di prima necessità che acquista, sia esso un topo, un tozzo di pane o un decoder DTVI, in pratica dà un surplus, sulla cui percentuale stiamo ancora discutendo con i sindacati; essi stanno pensando di tenere un referendum interno fra gli iscritti per decidere fra il 15 e il 20 % del prezzo, percentuale che peraltro non intaccherà l'Iva per i venditori, quindi nessuna disparità sociale.
Terzo punto, terza parola chiave, solidarietà sociale: i consumatori, onde evitare di pagare più di quel che sono in grado di pagare, saranno portati ad una maggiore solidarietà fra l'uno e l'altro consumatore. Di questo modo i consumi dimunuiranno di numero - e questo ci farà utilizzare meno risorse, con meno sprechi - ma il denaro continuerà a circolare come prima, grazie a quella percentuale che la Dottrina del Topo prevede.
Per concludere, è probabilmente questo il messaggio a cui Branduardi teneva di più quando ha scritto la canzone, e cioé non comprare le cose per consumare e basta, comprale per un motivo, perché sennò le sminuisci, queste si deprimono e poi muoiono tutti. In parole povere, Branduardi ci descrive l'armonia che sta alla base della solidarietà sociale, perlomeno per le categorie sociali più disagiate. Chi è sordo a questi problemi, si limita ad ascoltare la musica. Grazie
(applausi)

giovedì 18 novembre 2010

Ad un'altra vita, fratello!

Su Libero si scoprono sempre cose nuove e bizzarre. Ma anche l'altro Libero non è da meno. Ad esempio, di recente vi ho letto di una ricerca, secondo la quale essere figli unici è bello.
Considerando che io sono figlio unico e ho tendenze masochistico-suicide (ad esempio, leggo quello che scrive Libero), direi che non sono molto d'accordo.

L'articolo recita:


Fino ad ora si credeva che nel bilancio dei pro e contro fossero i figli unici, più timidi e introversi, a essere svantaggiati ma una ricerca è giunta a concludere esattamente l'opposto: il livello di felicità scende in proporzione al numero di fratelli e sorelle. La tesi è stata elaborata grazie a un'indagine condotta dall'agenzia governativa britannica Economic and Social Research Council su 100mila persone (di cui 40mila famiglie) e anticipato sulle pagine dell'Observer.

Partendo da alcuni dati preliminari (7 teenager su dieci sono molto soddisfatti delle loro vite, quelli appartenenti a minoranze sono più soddisfatti degli altri, più fratelli e sorelle si hanno meno si è felici, per l'appunto) a 2500 giovani sono stati forniti questionari più approfonditi, poi analizzati dall'Institute for Social and Economic Research dell'università dell'Essex. Il 54% ha subito del bullismo da parte di fratelli e sorelle più grandi, il 30% è stato apostrofato con brutti nomi o trattato male, il 17,6% ha sofferto per i propri giochi, portati via o rotti dagli altri.

Aldilà del fatto che non si capisce bene perché i dati preliminari siano preliminari, io smentisco i risultati propagandati.
Ad esempio, ho subito (una specie di) bullismo, ai bei vecchi tempi, eppure non ho fratelli e sorelle. Mia madre mi reputa (tutt'ora, intendo), di volta in volta, una "testa di CENSURA", un "deficiente", un "imbranato" (eppure non sono veneto), mio padre un "fallito". Tutte cose vere, per carità, ma non sono fratelli o sorelle a dirmele. Quanto ai giochi, beh, da piccolo amavo moltissimo un camion dei pompieri (non chiedetemi perché), fin quando mio padre lo scaraventò nel giardino di una villetta (di altrui proprietà) causa stizza. Da allora smisi di amarlo, anche perché non abbiamo mai fatto fruttare l'usucapione.

Ma andiamo avanti:


Anche lo spazio in casa da dividere, l'attenzione dei genitori, le preferenze mostrate magari da questi ultimi hanno poi avuto un ruolo determinante. «Non avrei ma potuto fare l'attrice se non fossi stata figlia unica» ha detto una volta Natalie Portman, intervistata su Rolling Stone, «perché i miei genitori non mi avrebbero lasciato diventare una celebrità a dispetto di un altro figlio». Alcuni studi condotti in passato hanno sottolineato poi come i figli unici siano in realtà più estroversi e portati a socializzare con gli altri anche se pure non esserlo ha i suoi lati positivi: nei momenti di difficoltà si può contare sul sostegno reciproco, ha fatto notare a proposito dello studio Dieter Wolke, docente di psicologia dell'Infanzia all'università di Warwick. Non solo, si impara prima, grazie al confronto, a risovere i conflitti, si capisce che anche gli altri hanno un proprio spazio e che l'universo non ruota intorno a se stessi.

Natalie Portman, tu sei donna, per cui ogni porta ti sarebbe stata potenzialmente aperta lo stesso. Curiosamente, mia madre vorrebbe che sfondassi nel mondo delle pubblicità: non tanto per me, quanto per gli introiti che, a suo dire, ne ricaverei; a mio dire non ne ricaverei, invece, benché, da quando un mio professore delle superiori è divenuto noto in tutto l'hinterland interpretando un famoso spot, l'impossibile non appare più così impossibile.
Mi si perdoni la divagazione, ma avere fratelli/sorelle è una fortuna incredibile, dipende da come la si sfrutta: chiaro che se ci si mette in competizione (o ci si fa mettere in competizione) si vivrà male il rapporto, ma questo vale per ogni tipologia di rapporto. Ora come ora io non potrei mai avere una sorella o un fratello, perché sono egocentrico e già tollero molto poco chi mi paga vitto e alloggio (ma quando arrivavano i cugini li riempivano di regali, e a me compravano "Topolino" affinché non reclamassi), tollero ancora meno chi mi tocca le cose, e, sebbene rispetti l'altrui spazio, inconsciamente penso che il mio debba essere superiore. Se avessi un fratello/sorella, però, fra vent'anni saprei su chi contare.


Ne discutono non solo gli altri studi condotti finora ma anche nei forum dove gli aspiranti genitori si confrontano e si dividono: "non fate figli unici", "siamo entrambi figli unici e siamo stati benissimo, stiamo pensando di avere un figlio unico". In Italia il 42,3% delle coppie ha due figli, il 10,8% tre o più e il 46,8% un figlio (ovviamente non sempre per libera scelta) e ai genitori di entrambi i fronti si rivolgono i consigli degli esperti: ai primi di non ritagliarsi semplicemente il ruolo di arbitri nelle discussioni, ai secondi di non investire il figlio dei propri sogni o di caricarlo di aspettive.

Ma infatti, si fanno i figli se si vuole farli, altrimenti si lasci perdere. Anche perché, se lo si fa, lo si mantiene, e non lo si sbologna via quando ci si stufa, perché poi quello vi si ritorce contro. Bisogna, inoltre, tener conto della sovrappopolazione, forse il Male peggiore che appesta il globo terracqueo, perché è inutile fare sette figli quando non si ha una lira, e poi li si lascia rotolare nel fango, come è d'uso in certi Paesi. Ma nemmeno come in Cina, dove se fai più di un figlio la paghi cara (epperò sono tantissimi lo stesso, e si comportano come automi, e grazie tante: son figli unici, se ad ognuno di loro buttano via il camion dei pompieri, ci credo che da grandi vogliono lasciare le loro famiglie per conquistare l'economia globale).

Dunque, una ricetta sana e genuina può essere la seguente:
1)fare all'amore un sacco di volte, non solo per fare figli: così ci si accorge che è bello, mentre se fai un figlio magari ti passa la voglia o non hai tempo, e non vuoi che questo accada.
2)pensarci bene e rifletterci molto, prima di agire.
3)agire con cautela, agitare prima dell'uso.
4)se ci si può permettere di farne più d'uno, farne almeno due. Non più di due, attenzione, per la storia della sovrappopolazione di cui sopra. Se non ci si può permettere di farne più d'uno, evidentemente ci si può permettere a malapena di farne uno, con tutte le conseguenze che quel poveretto dovrà subire. Nel dubbio, astenersi.
5)Una volta fatti i due (o l'uno, se proprio siete testardi), trattarli alla pari, viziando entrambi con quello che vogliono (e solo con quello che vogliono: non istigateli ad altro). Insegnare loro i fondamenti della vita civile: rispetto, uguaglianza, amore per l'arte e la natura.
6)Insegnate quanto prima i fondamenti della sessualità (senza essere volgari), così che in futuro non saranno costantemente imbarazzati (ma nemmeno troppo disinibiti).
7)Non gettate via i loro camion dei pompieri, il trauma li segnerebbe per sempre.
8)Fateli leggere molto: libri e riviste serie. E, soprattutto, tanti tanti fumetti di qualità, che insegnano molto più che le scuole (è triste, ma è così). Se non sapete quali scegliere, rivolgersi al sottoscritto (che, finalmente, avrebbe un lavoro).
9)Rispettare le loro emancipazioni future, pur mantenendoli ed amandoli sempre, senza sminuirli se falliscono in qualcosa.

Seguendo queste semplici regole, eviterete ai vostri figli un futuro simile al mio, e, di riflesso, il moltiplicarsi di post simili a questo. Grazie.

domenica 14 novembre 2010

The noia minute

Ultimamente non ho molta voglia di scrivere, l'autostima è scesa a prendere le sigarette e non è più tornata, la vita prosegue come sempre, cioé stando ferma a Gennaio, sicché non sapevo esattamente come riempire questo post.
E cosa fa un blogger che non sa come riempire un post? Segue la moda dei blogger più affermati: controlla le statistiche del blog.

Nel suo piccolo (minuscolo), il mio diario non molto personale ha sì pochissime visite, ma costanti: qualcuno capita qui quasi ogni giorno.
Toh, un sms dall'autostima: si scusa per non essersi fatta più sentire. Dice che non sa quando tornerà, e che se voglio mangiare qualcosa c'é il filetto Simmenthal in frigo. E grazie tante, stimy, lo evito apposta, c'é tanto di quell'aceto, con quel filetto, che ti ci fai il bagno.

Ma torniamo a noi (chi?). Con poche visite, sono giocoforza poche anche le chiavi di ricerca inserite sui motori (di ricerca) che hanno condotto qui i visitatori (ricercatori). Però qualche considerazione interessante si possono fare lo stesso.
Ad esempio, nell'ultimo mese ben due researchers, o forse lo stesso, ha digitato su gùgol Il bidone e l'hard disk, nome "ufficiale" di questo spazio (sprecato). Questo significa che al mondo esistono persone interessate a visitare questo blog. Capirete che la notizia è sconcertante.
C'é poi un tizio che ricercava notizie sugli attori tamarri, oggetto di un noto post, un tempo ospitato anche su siti specializzati, poi pentitisi.
Qualcuno ha poi cercato tecniche di narrazione ed è finito qui: beh, almeno avrà imparato quelle da evitare.
Uno svogliato studente sperava che avessi scritto i viaggi di guliver riassunti in 20 righe. Magari togliendo le dopie qualcosa di potrebe fare, vedremo.
Non ha trovato pane per i suoi denti nemmeno chi ricercava daddy yankee descrizione fisica, ma lo accontenterò ora: è di colore, con due occhi, un naso, una bocca, due orecchie. E' una via di mezzo fra Obama e Marracash, con i capelli corti tipici dei cantanti made in Usa, l'orecchino tipico, gli occhiali da sole tipici, la maglietta tipica, i pantaloni della tuta tipica...insomma, è un prodotto tipico, di media corporatura e medie doti intellettive. (Si potrebbe dedurre che sia un perfetto esempio di mediocritas, ma, dato che viviamo nell'era della mediocritas, ecco che diventa autoritas). Poi, se cercavi informazioni più intime...francamente non ne ho, né sono così interessato ad averne.

Nell'ultima settimana, un deluso ulivista, ha digitato "ken parker" sinistra. Sempre con questa storia del cercare un leader carismatico: non serve! Abbiamo Bersani: ok, sarà più "cannuccia corta" che "lungo fucile", ma per ora va bene così.
Non sapevo che Pep Guardiola si fosse sposato. Ringrazio l'autore di matrimonio Pep Guardiola per l'informazione; lui cercava e io trovo: l'interscambio è sempre cosa buona. Ah, felicitazioni al mister catalano.
concessione vocalizzatore nei pazienti con sla: non saprei, io sono un po' gobbo, ma le mie malattie sono altre. Chiedete a Stephen Hawking, di sicuro ne saprà di più.
cosa mangiano i piccioni: questa la so! Turisti giapponesi.

Ed ecco ora le uniche ricerche andate a buon fine:


essere cretini
che cretino
essere cretino
essere stupidi
essere cretini
essere cretino
cretino che


Sicuramente non sarete rimasti delusi. Mi raccomando, tornate presto!

martedì 2 novembre 2010

C'est la mort.


Primo pensierino. Nel mese di Ottobre non ho scritto molto, anzi, è stato toccato il record negativo del blog (se escludiamo dal conteggio lo scorso mese di Aprile, tecnicamente "non pervenuto"). Questo perché ultimamente non sono stato proprio benissimo. Ad ogni modo, è un po' come se il blog fosse "morto", e, visto che oggi è il 2 Novembre, la coincidenza sembra calzare a pennuello (o a fagiuolo, se preferite).
Mia personalissima ed opinabile opinione è che, se proprio festa dev'esserci, questa dovrebbe cadere il 2 Novembre, anziché il giorno precedente. I Santi sono riconosciuti solo da una parte della popolazione, i morti da tutti. Logica vorrebbe che il volgo lo si accontentasse tutto, e non solo una parte di esso, ma la Logica, in Italia, viene ricordata proprio oggi.

Che poi la festa dei morti sia una festa ipocrita, come tutte le feste legate alla religione, questo è un altro discorso. Durante i rimanenti 364 giorni dell'anno, infatti, nessuno si ricorda dei cari estinti. Il 2 Novembre, d'improvviso, tutti "col ricordo volto verso chi non c'é più" (come dicono i preti). Perlomento per finta, chiaro.
Per tacer dell'egoismo intrinseco: perché ricordare solo i propri cari defunti? E quelli degli altri? Non contano niente? Dov'é finito l'amore verso il prossimo, la fratellanza che tanto cianciano le religioni rivelate?
Mi pare giusto e solidale ricordare quei defunti che non sono mai ricordati da nessuno. Tertulliano, ad esempio. Oppure Leibniz. O, ancora, Mario Imperniceti, Donatella Angiolini, Tonino Brutti... chi sono? Boh. Ma anche loro meritano il nostro ricordo.

Secondo pensierino. Un anno fa moriva Alda Merini. Ce lo siamo ricordati perché è uscita la raccolta delle sue opere, sennò chi ci pensava più? È dal 3 Novembre dell'anno scorso che avevamo la mente altrove.
Io l'avevo rivolta verso Michelangelo Antonioni, regista di cui non ho visto nemanco un fotogramma (no, vabbé, un paio di fotogrammi li ho visti). Nell'Agosto 2007 si spegneva lasciando un grande vuoto intorno a sé. Talmente grande che RaiDue, la sera stessa della sua morte, si sentì in dovere di cancellare un telefilm che all'epoca seguivo, per trasmettere ben due dei suoi capolavori (e la Rai, e i canali in chiaro in genere, sono ben restii a trasmettere i film di Antonioni, forse perché il pubblico "non capirebbe"). Da quel giorno sento il bisogno di ricordare costantemente questo episodio, affinché il grande regista sia sempre un po' nei nostri cuori.

Terzo pensierino. Negli ultimi dieci anni circa, la mia famiglia si è pressoché dimezzata, con una media di un lutto "importante" ogni 2,5 anni (a fronte di una nascita ogni 4,5). L'aver scritto una frase del genere (che è assolutamente vera) mi dà l'impressione di essere divenuto un po' cinico. Forse perché io stesso non sono convinto di arrivare ai quarant'anni, oppure di arrivarci a fatica e grossomodo. D'altronde, quelle fitte al petto che sento ogni tanto non mi incitano proprio all'ottimismo, e i lutti di cui parlavo sopra sono stati tutti prematuri.

La Logica mi porta a pensar male. Per fortuna, come dicevo più in alto, in Italia la Logica si festeggia proprio oggi. C'est la mort.